A San Michele è attribuito il titolo di arcangelo, lo stesso titolo con cui sono designati Gabriele (forza di Dio) e Raffaele (Dio ha curato).
Nel Nuovo Testamento, San Michele Arcangelo è presentato come avversario del demonio, vincitore dell’ultima battaglia contro satana e i suoi sostenitori. Troviamo la descrizione della battaglia e della sua vittoria nel capitolo 12 del libro dell’ Apocalisse:
“Scoppiò quindi una guerra nel cielo. Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo diavolo e satana e che seduce tutta la terra fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi (…)”.
I cristiani hanno così sempre considerato l’Arcangelo il più potente difensore del popolo di Dio.
Nell’iconografia, sia orientale sia occidentale, San Michele viene rappresentato come un combattente, con la spada o la lancia nella mano, che sottomette ai suoi piedi satana, raffigurato come dragone – mostro, sconfitto nella battaglia. Recita un’antica invocazione: “San Michele Arcangelo, difendici nel combattimento, affinché non periamo nel giorno del tremendo giudizio“.
L’Arcangelo viene riconosciuto anche come guida delle anime al cielo. Questa sua funzione è evidenziata nella liturgia romana, in particolare nella preghiera per l’offertorio della messa dei defunti:
“Signore Gesù Cristo, libera le anime dei fedeli defunti dalle pene dell’inferno; San Michele, che porta i tuoi santi segni, le conduca alla luce santa che promettesti ad Abramo e alla sua discendenza.”
La tradizione attribuisce a San Michele anche il compito della pesatura delle anime dopo la morte. Per questo, in alcune sue rappresentazioni iconografiche, oltre alla spada, l’Arcangelo porta in mano una bilancia. Inoltre, nei primi secoli del Cristianesimo, specie presso i Bizantini, Michele era considerato come medico celeste delle infermità degli uomini.
“Non solo hai sconfitto il drago grande e terribile nel tuo santuario di Chone, ma si è formato un corso d’acqua guaritrice di ogni malattia del corpo”.
Così canta l’inno AKATISTO a San Michele Arcangelo della liturgia bizantina. San Michele, infine, ha il singolare privilegio di prestare l’ufficio dell’assistenza davanti al trono della Maestà Divina. Egli stesso si presentò così al Vescovo Lorenzo: «Io sono Michele e sto sempre alla presenza di Dio». Ed infatti la liturgia del Concilio di Trento così pregava offrendo l’incenso:
“Per intercessione di San Michele Arcangelo che sta alla destra dell’altare dell’incenso, degnati di accettare e benedire quest’offerta dell’incenso”.
Il 22 Gennaio del 1031 moriva a Sora San Domenico, lasciava per sempre
il mondo terreno per raggiungere con serenità il mondo celeste, il mondo
dello spirito, della pace e della vita eterna. Questa è diventata poi
una data importante per il ricordo del Santo, perché a Villalago, in suo
onore, si accendono le “fanoglie” e si prega insieme. Sicuramente anche
in altri paesi viene ricordato e festeggiato San Domenico in questa
data, ma a Villalago questa manifestazione è diventata una tradizione
unica e molto sentita da tutto il popolo, dai bambini alle persone
anziane.
Don Roberto Liani,
sacerdote della Diocesi di Roma, cappellano al Policlinico Umberto I (Roma).