Ricordo di sorella Lydia

Fondamentale e vivace presenza nelle Case di Maria di Nazareth

          Sorella Lydia (Martini Lydia), nata a Raggio di Santa Sofia (FC) il 24 ottobre 1939 e trasferitasi poi a Firenze con la famiglia, aveva manifestato fin da giovane una propensione per la vita consacrata, che però non fu assecondata dalla famiglia. Sposata, ebbe due figli.

Ma, sui 40 anni si risvegliò in lei il desiderio represso e, dopo qualche anno di ricerca, fu consigliata dall’allora vescovo di Fiesole, Mons. Luciano Giovannetti, di venire a Vallombrosa al fine di avere una guida per la sua vita spirituale. Mi frequentò per circa un anno. Nel frattempo cresceva in Lei il desiderio di consacrarsi, cosa che chiedeva da attuare a Vallombrosa. Trattandosi di una comunità monastica maschile, l’Abate Le faceva le opportune obiezioni. Alla fine fu trovato un compromesso: sarebbe stata accolta come eremita, assegnandole una stanzina nel soffitto della foresteria. Avrebbe cucinato per sé nella cucina della foresteria stessa, ma con l’incarico di tenerla ordinata e di trattare con gli ospiti per l’accoglienza. Inoltre la sera d’inverno, in assenza degli ospiti, avrebbe cucinato per la comunità. Intanto si faceva conoscere e apprezzare anche dalla comunità per il suo entusiasmo e le sue qualità umane e religiose.

Dopo avere ottenuto il permesso legale di separazione dal marito e atteso il matrimonio dei figli, fu accolta dal Padre Abate. Non si sa come abbia potuto sostenere il freddo invernale di Vallombrosa!

Nei quindici anni circa di soggiorno, non andò mai dai suoi, in osservanza della stabilità monastica Benedettina. Da anni, in passato, si era consacrata a Dio privatamente, assumendo il nome di Suor Donazione della Pietà. Si univa con grande piacere alla preghiera della comunità e leggeva con passione i testi monastici, tanto da diventare come provetta in tale spiritualità.

Durante quegli anni il Signore ci aveva messo in cuore di venire in Abruzzo per tentare una fondazione monastica e, addirittura, nella casa colonica dei miei e dove ero nato. Il permesso lo ottenni a Vallombrosa alla fine del Capitolo Generale del giugno 2004. Sorella Lydia vi giunse una settimana prima di me, il 20 agosto, ospitati dal Sindaco di Torricella, Graziano Zacchigna, nell’ex-Asilo Porreca. Si trattava di trasformare in monastero la casa rurale ormai in disfacimento. Avevamo riscattato con fatica il rudere e non avevamo alcuna sicurezza economica. Il principio che ci guidava era l’Abbandono nella Provvidenza. L’unica sicurezza concreta era la modesta pensione di Sorella Lydia. Ma di fatto venivamo assistiti in vario modo dalla gente. Così tacemmo anche all’impresario edile la nostra situazione. Questi di fatto iniziò i lavori di restauro e al primo stato di avanzamento ci mandò una fattura di euro 22 mila. A quel momento noi ne avevamo solo sette. Cercavamo di pregare molto. Sorella Lydia mi mandava spesso alla banca nella speranza di trovarvi un bonifico. Ma i giorni trascorrevano e la preoccupazione cresceva.

Una mattina Sorella Lydia volle mandarmi di nuovo alla banca. Io mi opposi perché mi vergognavo di chiedere ancora. Ma lei alzò la voce, irritata. Vista la parata, mi feci coraggio e per accontentarla vi andai. La risposta della banca fu sorprendente. Una signora amica di Sorella Lydia aveva mandato un bonifico di 15 mila euro. Tornai tutto commosso e rientrato in casa, entrai subito in cappella, mi prostrai davanti a Gesù. La chiamai. Venne. Mi vide sconvolto e mi chiese che cosa fosse successo. Questo fu il primo dei numerosi interventi della santa Provvidenza di Dio, se si pensa che, a lavori terminati, si è potuto spendere circa seicentomila euro, secondo un calcolo fatto da Sorella Lydia. A Tre Confini allora c’erano solo le mura della Casa e sterpaglie. Si cominciò da zero.

Sorella Lydia era figlia di un militare, energica, decisa, ferma. Il comando le era spontaneo. Ma univa a una vivace intelligenza tanta umanità e non meno una preziosa attitudine carismatica che sapeva ben dissimulare. Tale maturità umana e spirituale le donava saggezza, saper fare, saper consigliare, decidere, sognare. Nelle cose di Dio spesso appariva un genio. Talvolta era costretta a passare ore al telefono, perché era apprezzata da molti come consigliera, e non meno da me.

Spesso si ritrovava assorta nel Signore, particolarmente durante l’adorazione eucaristica. Allora il suo pensiero sfociava nell’Infinito di Dio, come lei diceva. Quanto bene ha fatto! Ha dato tutto di sé. Già prima che la conoscessi aveva fatto voto di vittima per la santità sacerdotale. Non le restava che incontrare Gesù di persona, lei che sapeva riconoscerLo in ogni persona senza distinzione di classe. Il giovedì 14 marzo 2019 il Signore la chiamò a Sé, all’improvviso, con l’arresto cardiaco. Avendola conosciuta bene durante tanti anni, anche dal cielo, sono sicuro, non smetterà di lavorare per Tre Confini!

Padre Giustino Rinaldo Rossi

eremita benedettino

Lodiamo il Signore